Dopo pranzo soprattutto: forse la digestione, con la glicemia che si alza; forse un bicchiere in più di vino a tavola o una pastiglia presa tardi; forse il caffè o, forse, solamente l’ora, che sembra quella giusta.
#callracconti
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Due call per il 2021: call di racconti (scadenza entro e non oltre le ore 23.59 del 31 gennaio) e call di illustratori (scadenza entro e non oltre le ore 23.59 del 31 gennaio). Vi aspettiamo!
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“Ormai è un mese che mamma è ricoverata alla RSA. Lui non ce la voleva portare, voleva che tornasse a casa, ma faceva fatica a respirare, soffocava nel sonno. Si era alzato ed era entrato in camera di lei. Non appena lo aveva visto aveva cominciato a balbettare del supermercato: cosa ci fa il mio letto nel supermercato, diceva spaventata”.
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di Deborah Foss
“Attaccare una corda al lampadario e impiccarsi. Non sono riuscito a portarli tutti qui, i miei libri. Molti sono rimasti a casa di mio padre, ma li so quasi a memoria. Quando cito qualche passo tutti mi guardano e strizzano gli occhi. Non colgono, non ricordano. Ignoranti. (…) Aprire l’armadietto dei medicinali e ingoiarli tutti”. -
Il nonno diceva sempre che per quanto un uomo ritenga d’aver condotto un’esistenza felice, questa non sarà altro, in fondo, che una mera collezione di miserie. Persona saggia, il nonno. Diabete. Crohn. Giallognolo. E poi cenere. Per lui avevo preso una febbre da 42 gradi. Visioni. Avrebbe voluto avere una vigna, sempre. Non ha fatto in tempo a vederla. Nemmeno in foto. Fortunatamente.
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Per lavoro accoglievo persone non vedenti all’aeroporto Kennedy e le accompagnavo a un istituto caritatevole nei pressi di Troy, New York. Era una specie di scuola dove a ogni non vedente veniva affiancato un cane guida per imparare a lavorare insieme.
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Passò le dita sul tessuto della bandiera a rombi e strisce che indossava come un saio, gustando il brivido libidinoso che gli percorreva la colonna vertebrale. Quella era la sua vera pelle. Puntò lo sguardo gelido sulla piazza straripante, dove alto e basso, liscio e ruvido, fulgore e ombra si mischiavano: «Atanor maledetto!», sibilò fra i denti, indignato dal bollire sottostante di una soluzione emulsionata di stature, manti e colori ab antiquo differenti, che differenti dovevano tornare.
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Call di racconti! Tema libero, massimo 10.000 battute spazi inclusi, testi inediti, scadenza: 23.59 del 15 settembre 2020.
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di Dario Valentini
– Comporre un disco straordinario è un lavoro di precisione, come…costruire un orologio! – , esclamò Boscolo gesticolando. Cenni delle mani che nella sua testa dovevano rappresentare la fine meccanica del songwriting. – Anzi! – esplose – È come pianificare una rapina in banca! Un colpo stupefacente tipo quello di Inside Man o… Inception! – -
di Rachele Salvini
Mia madre mi ha preparato un cheesecake al cioccolato prima di tagliarsi le vene dei polsi.
L’ha lasciato sul tavolo di cucina mentre ero a lavoro. Sapeva che Emily mi aveva appena lasciato, quindi è venuta a dare un’occhiata al mio appartamento venerdì pomeriggio.
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di Silvia Truini
Dalla fessura illuminata sotto la porta chiusa a chiave filtravano voci estranee dai toni intenzionalmente sommessi ma minacciosi che si infiltrarono nel suo sogno e lo riportarono alla realtà, al peso delle coperte, al buio della sua stanza. Sentì sua madre soffocare un singhiozzo e si tirò il piumone sopra la testa come faceva quando era bambino dopo averne combinata qualcuna di grossa.
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di Eva Luna Mascolino
Qui in paese gli anziani raccontano una storia bizzarra. Una storia che a sentirla sembrerebbe inventata di sana pianta e che invece pare sia capitata a un signore che viveva a pochi isolati da qui.
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