Contra Mundum

di Il Mondo o Niente

di Luca Giuseppe Manenti

Passò le dita sul tessuto della bandiera a rombi e strisce che indossava come un saio, gustando il brivido libidinoso che gli percorreva la colonna vertebrale. Quella era la sua vera pelle. Puntò lo sguardo gelido sulla piazza straripante, dove alto e basso, liscio e ruvido, fulgore e ombra si mischiavano: – Atanor maledetto! –, sibilò fra i denti, indignato dal bollire sottostante di una soluzione emulsionata di stature, manti e colori ab antiquo differenti, che differenti dovevano tornare. Allo sconcio spettacolo dell’ibridismo avrebbe posto rimedio lui, lo stregone rivoluzionario, il signore della pioggia corrosiva, l’alchimista sociale chiamato dalla patria a purificare la materia degenerata della folla, a trasformarla da piombo in oro con il fuoco.
L’esplosivo era pronto. Un gesto, e la plebe muggente ai piedi del palazzo sarebbe stata mondata dal calore della bomba. Delirava di letizia. Che spettacolo sublime s’annunciava! La palingenesi assoluta! Tibie tronche, crani rotti, vertebre in frantumi, torsi che vomitavano interiora. Una poltiglia di sangue e carne liquefatta avrebbe inondato l’agorà dissacrata dai figli deformi del moderno meticciato, lo spazio sacro lordato dai frutti dell’amplesso dei padroni cogli schiavi, il tempio invaso dai commisti e dagli impuri. «Viva la razza dei titani! Morte alla stirpe livellata!». Bisognava metter fine allo scempio del pianeta, all’assurdo incrocio dei nani coi giganti, dei villosi con i glabri, degli opachi con i tersi. E mentre stava cogli occhi addosso ai morituri, febbricitante per la prossima catarsi, avvenne l’incredibile: dal cielo calò un’astronave proveniente dalla Terra.
Ne scese un essere fatto a paia: gambe, braccia, mani: tutto in lui si duplicava e aveva singola la faccia. Con l’unica bocca fitta in mezzo alla palla rosa sopra il collo, modulò frasi maniacali. – Viva la pace universale! Morte agli apologeti della rabbia!– . Ratto, il terrorista scagliò l’ordigno contro l’umano e la sua nave di metallo, facendola saltare in pezzi. La massa attonita accalcata giù nel foro, schiaffeggiata dalla luce e dalle schegge incandescenti, alzò la testa verso il salvatore dei promiscui, l’amante delle genti mescidate. E nacque un nuovo Dio.


Autore: Luca Giuseppe Manenti è nato nel 1974 in un paese della bassa padana, ma da tempo vive a Trieste. Quando non scrive di storia scrive racconti. Ne sono apparsi su Rivista Blam, La nuova carne, Coye; altri arriveranno.

[Foto di copertina: Ant Nebula, NASA/Space Telescope Science Institute, link]

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