La memoria dell’uguale, Alfredo Zucchi, Alessandro Polidoro Editore, 2020 Se devo pensare alla luce dei cieli presenti in La memoria dell’uguale,…
Gennaio 2021
-
-
“Cologno aveva usato una parola che a noi in bocca non ci sapeva stare, non a noi ragazzetti che ancora guardavamo il metro e trenta come traguardo irraggiungibile, nonostante ci tenessimo sollevati sulle punte delle nostre Nike Shox ricevute come regalo della prima comunione. (…) Cologno non si chiamava veramente Cologno ma ci aveva detto lui di chiamarlo Cologno (…) Diceva che aveva scelto Cologno come nome non perché Cologno era il luogo dal quale veniva, ma perché era il luogo da cui voleva andarsene”.
-
“Con il suo romanzo d’esordio, la giovanissima Anja Trevisan (1998) si confronta col tabù sociale della pedofilia e lo svincola, con estrema sensibilità e delicatezza, dalle rappresentazioni dominanti. (…) Con un esordio che è un capolavoro, Trevisan contestualizza la pedofilia in un immaginario del tutto nuovo, eppure, forse, più realistico: perché i mostri non esistono, né gli orchi, i boschi sono bui solo di notte e i lupi non mangiano le bambine”.
-
Aldo aveva settant’anni ma ne dimostrava cinquanta, grazie all’egoismo imperturbabile che aveva esercitato per tutta la vita, senza mai cedere al minimo dubbio. E grazie anche alla brillantina Linetti con cui impomatava i capelli, ancora tutti neri, ogni giorno al mattino: barba, dopobarba Prep, acqua di Colonia, brillantina.
-
Dopo pranzo soprattutto: forse la digestione, con la glicemia che si alza; forse un bicchiere in più di vino a tavola o una pastiglia presa tardi; forse il caffè o, forse, solamente l’ora, che sembra quella giusta.