Surgelati

di Il Mondo o Niente

di Raffaele Nencini

Surgelati è uno spettacolo teatrale scritto e interpretato da Wu Ming 2 e dalla Contradamerla, gruppo musicale marchigiano-salentino. Vi si racconta la storia di un ragazzo curdo che arriva in Italia dentro un camion frigorifero e per questo si ritrova con la faccia surgelata, incapace di qualsiasi espressione. Ed è molte altre cose, tra cui una campagna di crowdfunding per realizzare un fumetto ispirato allo spettacolo. Quando ho scoperto l’esistenza di questa campagna, ho scritto a David Biagioni, che è uno degli autori del possibile fumetto, oltre a essere mio cugino: mi sembrava doveroso farmi raccontare un po’ meglio questa storia. Ciò che ne è venuto fuori è questa intervista.

Come prima domanda, non posso che chiederti di raccontarci questo lavoro.
Surgelati nasce nel 2013 come reading concerto e ne sono autori Wu Ming 2, che scrive il racconto e lo “esegue” cantandolo, e i Contradamerla. La storia prende spunto da episodi reali e li contamina con un’idea fantastica, quella del surgelamento del volto appunto. Questo live gira alcuni anni per l?Italia finché non viene deciso di registrarlo e proporlo insieme a un fumetto. È a questo punto che come Graphic News veniamo interpellati. Abbiamo quindi sentito Nicola Gobbi che già conoscevamo e con cui avevamo già collaborato pubblicando un a storia (qui il link), realizzata insieme a Simone Scaffidi, che parla delle della repressione correlata al grande evento delle olimpiadi brasiliane. Abbiamo perciò deciso insieme e da subito di non riproporre una semplice versione a fumetti del racconto, pur riconoscendo la necessità di doverli legare assieme, all’interno del progetto Surgelati, e abbiamo optato per una sorta di variazione sul tema, contaminando ulteriormente la storia e inserendola in un contesto fantascientifico, distopico, ma lasciando intatta la parabola del protagonista. Surgelati è quindi semplicemente un fumetto e un disco, due arrangiamenti diversi su una stessa vicenda.

Per quale motivo avete deciso di finanziare il progetto con una campagna di crowdfunding e non avete cercato un editore tradizionale?
Fondamentalmente perché abbiamo deciso, ed è capitato, di creare un oggetto strano, in cui andavamo, i vari 14 autori, a ideare e musicare un racconto, portarlo per tutta Italia in numerosi concerti, registrarlo e farne una variazione sul tema a fumetti. Un editore, come dice peraltro Wu Ming 2 nel post di presentazione del progetto su Giap (qui il link), difficilmente si sarebbe accollato l’operazione. Scegliamo quindi la via del crowfunding per proporre e sviluppare questo progetto con la complicità dei lettori/produttori (qua tra l’altro si può partecipare al crowfunding).
In questo senso credo che questo strumento, quando funziona, possa essere un meccanismo che permette degli sbocchi a esperienze informali, variegate o come dicevo all’inizio semplicemente un po’ strane, sia nell’oggetto finale che nella sua modalità di realizzazione, almeno per i criteri standard dei mercati editoriali.

Il tema delle migrazioni è sempre stato molto presente nell’attività editoriale di Graphic News e, mi sento di poter dire, sempre con una certa attenzione alla pluralità e alla complessità del fenomeno. Devo dire che ripercorrendo gli articoli dedicati a questo argomento una cosa che mi ha colpito è proprio questo aspetto, la volontà di scomporre il discorso sulle migrazioni in tante piccole storie che tengano presente il quadro generale e consentano allo stesso tempo di disarticolare una narrazione che troppo spesso viene presentata in termini brutalmente semplificati, al fine di capitalizzare politicamente le ansie dei ceti medi in via di impoverimento. Mi pare, tuttavia, che questo lavoro sulle narrazioni del fenomeno migratorio sia ancora in larga parte da fare. Sei d’accordo con questa lettura?
Sono d’accordo naturalmente sul fatto che ci sia tanto da fare, considerando che davanti abbiamo un flusso ininterrotto di narrazione mainstream sui migranti che rilancia sempre più in alto la posta verso il peggio. E come dici su Graphic News, nel nostro piccolo, abbiamo approfondito varie volte l’argomento con autori e autrici come Emanuele Giacopetti, che ci ha raccontato della crisi a Ventimiglia del 2015 (qui il link) e con cui siamo andati nei Balcani a seguito della crisi della Balkan Route (qui e qui il link), o Sara Creta e Chiara Abastanotti che hanno realizzato un reportage da Melilla (qui il link). Sono esempi differenti di come il giornalismo per immagini possa realizzare dei reportage e quindi una narrazione della realtà che, con l’intervista, le storie e il ritratto di singoli prova a raccontare questi fenomeni inserendoli come dici in un quadro generale. Con Surgelati abbiamo collaborato invece a un progetto  che non è giornalismo ma finzione, anche se parte e trae ispirazione da relazioni e fatti reali. In questo caso si prova a rendere un punto di vista personale e sensato, per quanto inusuale e in parte fantastico, per riflettere sull’identità singola e collettiva. Nel fumetto poi, un altro movimento dal micro e macro è giocato su un meccanismo di genere della fantascienza per cui l’ipotesi più o meno assurda con cui si immagina l’evoluzione di un fenomeno nel futuro, prova poi di fatto a evidenziare alcune delle sue caratteristiche e delle contraddizioni nel presente, come ad esempio l’idea dei “surgelati” e il rapporto tra migrazione, lavoro e profitto.

Graphic News è un progetto che ormai esiste da alcuni anni e che ha vissuto fasi anche difficili, eppure mi sembra che resti un punto di osservazione privilegiato per indagare le potenzialità offerte dall’ambiente digitale al mondo del fumetto. Qual è, dal tuo punto di vista, lo stato attuale di questa relazione? Quali sono, secondo te, i problemi con cui si deve confrontare chi voglia affrontare questo tema?
Con Graphic News proviamo a portare avanti un discorso di produzione di fumetti specializzato, nel senso che facciamo Graphic Journalism, quindi forse la scommessa e le problematiche sono da subito state anche simili, o comunque hanno avuto vari aspetti in comune, a progetti di giornalismo online, magari, come per noi, nati con una predisposizione ai temi sociali e alle narrazioni legate ai mondi dell’attivismo. In generale mi sembra che continui ancora a esserci una difficoltà a trovare modalità produttive che garantiscano una qualche forma di autonomia ai progetti, nel senso che non siano legati a produzioni su carta, e quindi ai tradizionali canali di remunerazione del lavoro editoriale. Anche se penso che nei vari canali di comunicazione digitali l’immagine disegnata sia sempre più presente e spesso nella forma di fumetto, dalla vignetta satirica, alla storia breve pubblicata online, al video a fumetti. Una pubblicazione di fumetti online particolarmente riuscita, satira e giornalismo, è la statunitense The Nib (qui il link). Secondo me appunto un esempio particolarmente efficace di una pubblicazione che nasce per essere fruita sul web.

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