Bestiario familiare, Lilith Moscon, Topipittori, 2022
Scrivere un’autobiografia non è una faccenda semplice. Ripercorrere la propria vita può rivelarsi un sentiero pieno di ragnatele che sporcano la vista e di spigoli che feriscono. Ma Lilith Moscon, con il suo Bestiario familiare, edito da Topipittori, ci riesce benissimo e ci riesce facendo sembrare tutto infinitamente semplice.
Grazie a parole morbide come cotone, le pagine ci fanno correre a piedi scalzi su un orizzonte in cui Lilith Moscon ripercorre la propria vita restituendo un’autobiografia così accogliente, così delicata, che riesce a parlare alle emozioni, alle memorie, alla vita, di tutti.
Bestiario familiare è un’opera quasi favolistica, da cui spuntano fuori tutta una serie di personaggi più veri che mai, ma che sembrano usciti da una storia di Roald Dahl. Il fratello “troll” Gorkij, la madre motociclista, la zia Walter, il prete dinamitardo, solo per dirne alcuni, incorniciano la storia della piccola Lilith che si muove tra eventi storici e un’Italia che esiste sempre di più solo nei ricordi. Ed è proprio il semplice candore delle storie di Roald Dahl con cui Lilith Moscon arricchisce la sua narrazione (accompagnata dalle sempre preziose illustrazioni di Francesco Chiacchio in veste di un ancora più moderno Quentin Blake) e la narrazione è arricchita anche da una scrittura precisa ma allo stesso tempo delicatamente naïf che ricorda quella di Haddon ne Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte.
Bestiario familiare è un’autobiografia ma potrebbe essere benissimo una favola, di quelle che fanno sognare un’umanità migliore e, questa volta, per fortuna, questa umanità esiste davvero.
[Illustrazione di copertina: Francesco Chiacchio, Bestiario familiare, Topipittori]