Mi raccomando: tutti vestiti bene

di Giovanna Daddi

David Sedaris, Mi raccomando: tutti vestiti bene, Mondadori 2006

La raccolta Mi raccomando tutti vestiti bene è uscita per Mondadori nel 2006, non esattamente una novità quindi. Perché (ri)leggere Sedaris e parlarne, dunque? Perché ogni tanto vale la pena ricordarsi e ricordare che si può non prendersi troppo sul serio e usare quel raffinato registro di ironia e comicità che, a volerlo far bene, è difficile da realizzare: David Sedaris in quest’arte è un maestro.
Nell’agone dell’autofiction, del romanzo in prima persona, della scrittura biografica, ci si può imbattere in “qualcosa di completamente diverso”, come dicevano i Monty Python.

In questa raccolta di racconti si dipana la storia di David (alias Dave) dall’infanzia all’età adulta, alle prese prima con una meravigliosa e squinternata famiglia disfunzionale, che potremmo definire diversamente felice, poi con il mondo. Proprio questo mondo è visto attraverso gli occhi di un protagonista un po’ goffo e straordinariamente fuori posto, che sfodera l’autoironia come arma di difesa, ma ancor più come filtro e chiave di lettura della vita.
I momenti spassosi sono talmente tanti che non si possono elencare, in ogni racconto ci sono spunti per ridere, o sorridere, in ogni racconto Sedaris ci regala un pezzo di sé e un pezzo dell’America, dagli anni sessanta fino ai Duemila, condividendo le sue scoperte, i suoi stupori, i suoi amori. Raramente capita di leggere di sentimenti in modo così naturale, senza alcuna traccia di retorica, eppure con tanta intensità, con tanto rispetto per coloro che mette su carta (madre, padre, sorelle, fratelli, compagno).

Quello che leggiamo è una storia americana, diversamente comica: il suo sguardo è capace di incantarci sui disagi di un adolescente che scopre di essere gay, sulle sue difficoltà con vicini da incubo, sul suo rapporto con un padre che non lo accetta, e con una madre titanica che invece lo supporta e che letteralmente giganteggia con una sorta di elegante leggerezza, passando da una straricca zia morta a una casa al mare mai acquistata, ai conti da far quadrare, ai consigli brutali e pratici che salvano la vita.
Infine ci commuove con l’amore: il rapporto di coppia descritto con esilarante semplicità, spazzando via qualunque luogo comune e ricordandoci che lo stare insieme è fatto anche di film sentimentali orrendi e di litigi che poi terminano con un caffè bevuto fianco a fianco, di sopportazione, di roba che nessuno vorrebbe leggere (“Ehi stanno per aprire una bolletta!”); il rapporto che lega un fratello e una sorella, nei loro fallimenti e nel loro ritrovarsi; lo sguardo ironico e pieno di affetto per un Paese dove puoi tirare su quaranta dollari facendo accattonaggio vestito da hippy, per comprarti un giubbotto di pelle rosso ciliegia con le frange che, poi, scoprirai starti di merda. Ma te lo sei guadagnato al luna park e quindi è una conquista sacra.

In mezzo alla comicità naturale, che si fa strumento per raccontare sentimenti complessi, difficili a tratti, comunque sempre intensi, spiccano veri e propri pezzi da maestro, pillole di virtuosismo narrativo, come nel racconto Fine di una storia, che dimostrano la indubbia qualità anche stilistica di Sedaris.
Si ha come l’impressione che, con il progredire cronologico della storia, progredisca anche l’affinamento della sua voce di scrittore: in una raccolta di frammenti che sono talmente legati da poter essere letti quasi come un romanzo a frame, una raccolta più che organica insomma, una storia a puntate di un Dave che, nella sua apparente goffaggine, si fa strada nel mondo con la flemma di chi non si aspetta nulla in partenza, riuscendo a mantenere l’aplomb perfino nelle situazioni più assurde e imbarazzanti (vedi Homo immobiliaris, o La bambina della porta accanto), esaltando la diversità di chiunque come una semplice variazione cromatica che rende il mondo più bello, dipingendo una tela di noia con i colori sfavillanti dell’assurdo che si cela nella quotidianità, dell’arte di arrangiarsi ma sempre rispettando il prossimo tuo.
Si può essere feriti, innamorati, disperati, delusi o deludenti, cacciati, respinti, coraggiosi, vigliacchi, imbarazzati, confusi. Ma tutto, sempre, con una certa educazione, insomma.

[Immagine di copertina tratta da https://www.mondadoristore.it/Mi-raccomando-tutti-vestiti-David-Sedaris/eai978885201527/]

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