Bobby Sands. Scritti dal carcere

di Giulia Sabella

Bobby Sands. Scritti dal carcere, a cura di Enrico Terrinoni e Riccardo Michelucci, edizioni paginauno, 2020

“Un nastro d’asfalto circondato da filo spinato e acciaio è la sola vista dalla finestra della mia cella. Mi hanno detto che è un cortile per la ginnastica. Non saprei. Nei miei quattordici mesi nel Blocco H non mi è mai stato consentito di camminare all’aria aperta … Questi sono i frutti che la Gran Bretagna ha seminato: alla fine le sue azioni segneranno le sorti del suo dominio in Irlanda. È spaventoso vedere uomini diventare vecchi a diciotto o diciannove anni. Giovani che fino a un anno fa erano forti nell’animo e nel corpo e adesso sembrano gusci rattrappiti di esseri umani… Possono tenere i nostri corpi nelle condizioni più disumane ma finché la nostra mente rimane libera, la nostra vittoria è certa”. 

Così scrive Bobby Sands mentre è rinchiuso nei Blocchi H del carcere di Maze a Long Kesh, nel quale era arrivato nel 1977 e dove morirà nel 1981 a seguito di uno sciopero della fame. Nei duri anni passati in cella, Sands ha scritto tantissimo: un gesto rivoluzionario, sovversivo, per resistere all’abbrutimento delle condizioni nelle quali si trovava. Adesso una parte di questi testi, molti dei quali inediti in Italia, sono stati raccolti nel volume Bobby Sands. Scritti dal carcere, curato da Riccardo Michelucci e Enrico Terrinoni, e pubblicato nel 2020 da edizioni paginauno. 

Come è nata questa raccolta?  
Riccardo Michelucci – Questa raccolta nasce per colmare un vuoto. Il libro raccoglie molti scritti di Sands, in prosa e poesia, che in italiano non erano mai stati tradotti. Erano usciti Il Diario e Un giorno della mia vita, ma fino ad ora nessun editore aveva avuto il coraggio o la voglia di pubblicare questi scritti che erano rimasti fuori da altre raccolte. Questa raccolta è stata quindi possibile grazie a PaginaUno e a questa collaborazione con Enrico Terrinoni, che è anche il traduttore numero uno di Joyce. Questo lavoro è importante non soltanto per colmare una lacuna a livello bibliografico, ma anche per far scoprire un lato meno noto di Sands: si conoscevano il rivoluzionario e il leader politico, ma meno il Sands scrittore. È bene ricordare che prima che entrasse in carcere non era diverso da centinaia di altri suoi compagni: era un giovane che s’era unito all’IRA perché non aveva visto altri modi per reagire all’occupazione britannica del suo Paese. In carcere ha poi scoperto una forza che non pensava di avere, diventando il simbolo che adesso conosciamo. Con questa raccolta scopriamo il Sands scrittore. È importante inoltre ricordare che questi testi venivano scritti nella totale clandestinità, su minuscoli pezzi di carta igienica o cartine di sigarette, usando una ricarica di penna a sfera delle dimensione di due centimetri che che poi veniva nascosta all’interno del suo corpo. Questi pezzetti di carta venivano poi appallottolati e fatti uscire in modo clandestino, rocambolesco, durante le visite con i familiari. 
Inoltre in questa raccolta abbiamo pubblicato delle foto scattate da Gérald Harlay, che fino a pochi anni fa erano inedite, e che ritraggono Bobby Sands fuori dal carcere, che partecipa alle manifestazioni e sventola bandiere. Si tratta di testimonianze inedite dato che lui ha passato la maggior parte della sua vita in prigione. 

In che contesto sono stati scritti?  
RM – Dentro i Blocchi H la parola era rimasta l’unica arma per conservare la dignità, e la scrittura divenne una forma di resistenza, anche perché si rivolse nella totale clandestinità. In queste celle erano privati di tutto. Erano celle vuote dove c’erano un materasso (che veniva ritirato la mattina e riconsegnato la sera), una Bibbia, e basta. Questi detenuti inoltre erano nudi e vivevano avvolti in delle coperte: rifiutavano l’uniforme carceraria, ribadendo che si trovavano lì per motivi politici e non erano quindi criminali comuni. Questa può sembrare a prima vista cosa un po’ fine a se stessa ma non è così. Lo sciopero della fame fu l’apice di una protesta che durò circa cinque anni e che nacque quando Londra negò loro lo status di prigionieri politico, equiparandoli ai criminali comuni e cercando così di svilire la natura politica della loro lotta che affondale radici nell’antichità.  

Dal punto di vista stilistico, cosa caratterizza questi scritti? 
RM – Innanzitutto è bene specificare che è impossibile riuscire ad avere la completezza di questi testi, in quanto molti sono stati persi nel carcere oppure nel passaggio verso l’esterno. Questi testi mantengono inoltre la natura grezza di letteratura allo stato puro in quanto non sono stati editati. Neanche i refusi venivano corretti, come viene spiegato nell’introduzione di Gerry Adams. Con il tempo è inoltre cambiata anche la firma. All’inizio l’autore era semplicemente indicato come un repubblicano dei Blocchi H. Dopo invece Bobby si firma con Marcella, il nome della sorella che lui sentiva più vicina, e solo alla fine uscirà con il suo vero nome. Dal punto di vista stilistico, le prose sono molto poetiche, mentre le poesie talvolta sembrano delle prose. Inoltre negli scritti di Sands ci sono molti riferimenti al mondo della natura. Da giovane era un appassionato di ornitologia e una delle poche cose che potevano fare quando erano chiusi in cella, e prima che le finestre venissero sbarrate definitivamente con delle strisce di lamiera, era guardare il cielo e osservare gli uccelli. In uno dei suoi scritti lui vede questi storni che litigano per un pezzo di pane, fino a quando non arriva un gabbiano che lo prende per sé, e questo è un chiaro riferimento al colonialismo inglese.  

Quale importanza hanno avuto questi testi? 
RM – Sul momento, nell’immediato, furono molto importanti, anche perché non vennero scritti per essere pubblicati o per una qualche ambizione estetica, ma per tenere alto il proprio morale e quello dei compagni, per evadere con la mente da una situazione così drammatica come quella del carcere. Furono importanti anche all’esterno perché la realtà carceraria era pressoché sconosciuta, i giornalisti non erano ammessi e solo una volta ci fu una visita di un alto prelato della Chiesa cattolica. C’era una vera e propria opera di propaganda da parte dei britannici che impediva alla stampa di denunciare le condizioni inumane in cui queste persone vivevano e che non potevano essere accettabili in nessuno Stato democratico dell’Europa occidentale. Oggi questi scritti sono molto importanti perché ci regalano la figura di un rivoluzionario universale, così come è universale la lotta irlandese. 

L’immagine di copertina è tratta da questo link

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti. Puoi conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy. Accetto Leggi tutto

Privacy & Cookies Policy